Spesso si osservano grandi navi solcare le pacifiche acque di mari, laghi o fiumi e da piccoli non ci sarà certo sfuggita la domanda fondamentale: come fanno questi colossi a galleggiare?
Il segreto del galleggiamento, illustratoci dal principio di Archimede, risiede tutto nello scafo, ossia nella struttura o, meglio, nello scheletro della nave stessa.
Indipendentemente dal modello, ogni nave è composta da uno scafo che forma la parte principale della sua struttura.
Lo si è sempre visto e ci sarà certo capitato di sentire qua e la qualche termine tecnico in propostio, ma di rado conosciamo bene questa parte così vitale per una nave.
Lo scafo si presenta come un lungo solido, perfettamente simmetrico, la cui parte centrale è nettamente più larga rispetto le estremità.
Suddividendo lo scafo con sezioni perpendicolari alla longitudine, dette sezioni trasversali o ordinate, si potrà notare come la sezione che taglia il punto di massima larghezza mostri un'area superiore a tutte le altre sezioni dello scafo; questa è dunque detta sezione maestra.
Alcuni termini a noi più cono el senso della longitudine, lo scafo può essere suddiviso in tre zone: la parte posteriore, detta poppa, la parte centrale, detta maestra e la parte anteriore detta prua o prora.
In alternativa, la suddivisione viene semplificata con: parte poppiera (posteriore) e parte prodiera (anteriore).
Una seconda suddivisione può distinguere lo scafo in opera viva, detta anche carena, ed opera morta; la prima rappresenta la parte dello scafo che resta immersa nell'acqua, mentre la seconda rappresenta la parte asciutta.
La linea ideale che separa queste due parti viene detta linea di galleggiamento.